Sul caso sono in corso anche gli accertamenti dell’Aeronautica Militare e della Procura militare di Napoli, sull’ipotesi di eventuale distruzione di bene militare.
Sarebbe stata un’avaria ad aver causato l’incidente aereo avvenuto lo scorso 13 dicembre a pochi chilometri da Birgi (Trapani) e costato la vita al Capitano Fabio Altruda, precipitato con l’Eurofighter dell’Aeronautica Militare Italiana al rientro da una missione.
Questa l’ipotesi dei familiari del 33enne che, tramite l’avvocato Fabio Sammartano, hanno presentato un esposto alla Procura di Trapani: l’indagine, a carico di ignoti, è per disastro aereo e omicidio colposo.
Sul caso sono in corso anche gli accertamenti dell’Aeronautica Militare e della Procura militare di Napoli, sull’ipotesi di eventuale distruzione di bene militare. L’Aeronautica ha dichiarato la “massima collaborazione nell’accertamento dei fatti, per prevenire che accadano eventi similari”.
Il Capitano Altruda rientrava dall’aeroporto militare di Istrana (TV), in coppia con un altro Eurofighter. I due erano partiti alle 9 dalla base militare di Trapani Birgi, sede del 37° Stormo, “per dirigersi verso Istrana nell’ambito di una missione operativa (non esercitazione) finalizzata a scortare un velivolo militare statunitense. I due militari” – si legge nell’esposto – “all’esito di quella missione avevano pranzato e anche riposato a Istrana, riprendendo il volo di ritorno alle ore 16.50 circa per rientrare a Trapani, comunicando in costante contatto radio tra loro, e così regolarmente fino al momento della sciagura”. L’Aeronautica ha dichiarato che il volo di ritorno sarebbe stato parte di un’attività di addestramento e non della missione operativa.
L’ufficiale era già in piena fase di atterraggio quando, secondo i familiari, un black-out avrebbe fatto precipitare il caccia.
I genitori, Fernando e Marilena, con il fratello Alessandro, non credono infatti né all’esplosione in volo né al cosiddetto “disorientamento spaziale” di Altruda, e sostengono che “la causa del disastro aereo sia da imputare esclusivamente al sopraggiungere di una importante avaria al velivolo verosimilmente dovuta ad una cattiva o omessa manutenzione del mezzo”.
Di qui anche la richiesta che “l’estrapolazione e la gestione delle informazioni contenute nei supporti di bordo-Crash survival memory unit assy (Csmua) e Remote memory module (Rmm-, contenenti i dati di bordo e le informazioni tecniche relative al volo, vengano raccolte ed elaborate non dall’amministrazione militare”, onde evitare “un potenziale (ma non astratto) conflitto d’interesse tra le esigenze dell’amministrazione militare e le esigenze investigative dell’autorità giudiziaria – quest’ultime sempre volte all’accertamento della verità di quanto accaduto, ma nel rispetto dei diritti delle persone danneggiate dal reato secondo i fondamentali principi costituzionali”.
Il timore dei familiari del Capitano, infatti, è “l’eventuale indebita conservazione delle informazioni raccolte ad esclusivo interesse e vantaggio della politica di sicurezza militare della forza armata”. Le scatole nere, attualmente in custodia all’Aeronautica, sono in attesa di essere analizzate in Inghilterra, nel centro in cui vengono costruiti i velivoli.
Il 37° Stormo è uno dei reparti dell’Aeronautica Militare che assicura la sorveglianza e la difesa dello spazio aereo nazionale per 365 giorni all’anno, 24 ore su 24, tramite un sistema di radar, velivoli e sistemi missilistici, integrato sin dal tempo di pace con quelli degli altri paesi appartenenti alla NATO. Il servizio di prontezza operativa è svolto dai piloti del 18° Gruppo con i velivoli F-2000, aerei pronti a partire per un decollo immediato in qualsiasi condizione meteorologica in supporto e a backup al 4° Stormo di Grosseto e al 36° Stormo di Gioia del Colle.
L’Eurofighter Typhoon (designato dall’Aeronautica Militare F-2000A) è un caccia di ultima generazione, il più avanzato aereo da combattimento mai sviluppato in Europa, in grado di offrire capacità operative di ampio respiro e un’efficacia impareggiabile nel settore della Difesa Aerea. L’inserimento di questi velivoli nel servizio d’allarme nazionale, garantito dai reparti dell’Aeronautica Militare per la Difesa Aerea 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, permette di fornire una maggiore capacità a quel complesso dispositivo che, in pochi minuti, assicura il decollo dei caccia per intercettare e identificare qualunque traccia aerea sospetta rilevata dai radar. E’ il frutto della collaborazione industriale di Germania, Gran Bretagna, Italia e Spagna.
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Image credit: Aeronautica Militare Italiana e Pedro de la Cruz Ejército del Aire Ministerio de Defensa España