La Food and Drug Administration degli Stati Uniti ha approvato la vendita per consumo umano della carne coltivata di pollo di due aziende.
Nonostante la capacità produttiva limitata e i costi superiori rispetto alla carne tradizionale, l’apertura del mercato statunitense potrebbe influenzare il settore alimentare globale.
Quali sono le società abilitate alla produzione ed alla vendita della carne coltivata?
Upside Foods (già Memphis Meat) e Good Meat sono le prime aziende ad ottenere l’autorizzazione negli Stati Uniti per la vendita ed il consumo della carne coltivata per il momento solamente nei ristoranti.
Anche se per il momento il costo per la produzione di questo tipo di alimento risulta non essere conveniente dal punto di vista economico gli investimenti sono notevoli per spostarsi verso quella direzione.
Per la Carne coltivata è prevista la commercializzazione su larga scale in una arco temporale dai 5 a 10 anni.
Una scelta Gourmet?
Sembra che contrariamente ad un a direzione di massificazione del nuovo alimento il primo passo sarebbe quello di coinvolgere l’alta cucina internazionale per posizionarlo inizialmente come alimento di lusso, utilizzando chef stellati nell’utilizzo e nella combinazione di questo nuovo prodotto facendolo diventare elitario.
Una volta creato il desiderio nell’immaginario collettivo di cibo sopraffino, questo sarò successivamente declinato ad una vendita su larga scala tenendo conto degli investimenti fatti e delle capacità produttive messe in campo.
Tra etica e convenienza. La carne coltivata
Sarà anche questo un dilemma dal quale non sarà facile uscire.
È sotto gli occhi di tutti come i movimenti alimentari, vegetariani e vegani, abbiano impattato sui comportamenti alimentari e sull’economia ad essi collegati. tutte la più grandi marche si sono dovute adattare alla produzione di cibi alternativi ai tradizionale, includendo prodotti e ricette con assenza di carne per non perdere quote di mercto.
I negozi che vendono solamente prodotti vegetariani o vegani crescono a ritmi altissimi (ed a prezzi carissimi) e anche nella ristorazione oramai sono pochi i menù che non riportano una serie di piatti con la dicitura “Veg”, che sta diventando anche una caratteristica di costume.
L’aspetto etico e green
Indipendentemente da un fattore di gusto, appetibilità e abitudine è possibile presumere che la coltivazione della carne abbia anche un risvolto etico volto alla riduzione della produzione di carne da allevamenti naturali.
Un risparmio di risorse dalla carne coltivata
Sembra infatti che la produzione di questo alimento, rispetto agli allevamenti tradizionali, possa risparmiare ingenti quantitativi di terreno ora dedicato al pascolo ed alla coltivazione dei foraggi ed inoltre diminuirebbe notevolmente il consumo di acqua , sia nella fase di allevamento che durante la macellazione.
Alimenti già contaminati
Sembra infatti che il 50% del mercato italiano degli antibiotici sia utilizzato nell’ambito della zootecnica, da cui ne risulta che buona parte della carne commercializzata sia già di per se stessa “contaminata”, mentre invece la carne coltivata ne sarebbe esente.
Una necessità per il futuro?
Al ritmo di crescita dell’attuale popolazione mondiale ci sarà comunque bisogno di un incremento della produzione di alimenti proteici (animali) per soddisfare le aspettative, sembra infatti che entro 30 anni questa necessità potrebbe arrivare fino al 50% in più dell’attuale disponibilità.
Carne sintetica o carne coltivata
Molti parlano di “Carne Sintetica” ma è un termine errato. Infatti per sintetico si intende la creazione di una elemento di sintesi, combinando diversi elementi e facendoli reagire tra di loro, mentre invece il termine corretto è “Carne Coltivata” che deriva dalle procedure di coltivazione in ambienti favorevoli alla duplicazione delle cellule.
Quale è l’opinione generale in Italia sulla Carne coltivata?
Le tradizioni culinarie italiane sono presenti e radicate nel tessuto sociale.
L’approccio Italiano a questa questione al momento è quello di un netto rifiuto ma sembra trattarsi di una reazione “di Pancia” e comunque si dovrà fare riferimento ad una eventuale legislazione europea e il suo relativo recepimento.
Per il momento nulla di fatto anche se alcuni stabilimenti in Svizzera e nel Regno Unito siano già stati avviati alla costruzione.