Il prato più brutto del mondo
Il cortile devastato dai bandicoot di una donna australiana è stato nominato vincitore della prima edizione del concorso dedicato al prato più brutto del mondo.
Kathleen Murray di Sandford, Tasmania, è stata nominata vincitrice del concorso, organizzato dalla città di Gotland, Svezia.
Gotland ha avviato il concorso due anni fa per incoraggiare la gente del posto a conservare l’acqua durante una siccità quasi disastrosa che ha colpito la città, e quest’anno il concorso è diventato globale, con prati negli Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna, Germania, Francia e Croazia in competizione per antiestetici onori.
Macchie di erba gialla, piante avvizzite e zolle secche
Il prato di Murray è caratterizzato da sparse macchie di erba gialla, piante avvizzite e zolle secche causate dai bandicoot locali.
“I bandicoot adorano scavare: è così che trovano il loro cibo preferito,” ha detto Murray.
Murray è stata premiata con una maglietta “usata” con la frase: “Orgoglioso proprietario del prato più brutto del mondo”.
“Pensavo che i bandicoot fossero animali selvatici di distruzione di massa che invadevano il mio prato, ma ora vedo che in realtà mi hanno liberato dal dover falciarlo di nuovo”, ha detto Murray. “Sono assolutamente favorevole ai fine settimana senza sensi di colpa, soprattutto da quando il mio ex marito se n’è andato con il tosaerba nel 2016.”
Gotland, che tre anni fa è quasi rimasta senza acqua durante l’estate, ha affermato che il concorso e altre misure adottate dalla città hanno ridotto il consumo di acqua del 5%.
I bandicoot
Col nome bandicoot vengono indicate circa 20 specie di marsupiali onnivori terricoli, di piccole o medie dimensioni, appartenenti all’ordine dei Peramelemorfi.
Secondo Wikipedia, il termine bandicoot è la forma anglicizzata della parola telugu pandi-kokku (letteralmente, ratto-porco), utilizzata originariamente per indicare il ratto bandicoot indiano. Le altre due specie di Peramelemorfi sono i bilby.
Foto: Municipality of Gotland via UPI and PanBK at English Wikipedia via Wikipedia