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Ceto medio rischio povertà

Ceto medio rischio povertà

Ceto medio rischio povertà la condizione della classe sociale italiana più estesa sta peggiorando.

Nel periodo dello sviluppo economico fare parte del ceto medio voleva dire fare parte di un movimento collettivo in ascesa adesso non è più così.

Ceto medio rischio povertà

Chi è il ceto medio?

Il ceto medio è quella classe intermedia che non è nè ricca nè popolare che è (o, forse, è stata) il cuore pulsante del nostro Paese.

Oggi, in Italia, il 60,5% degli italiani si sente di far parte del ceto medio.

Non è una questione di reddito, ma di status sociale percepito e di condizione sociale.

Ma adesso come adesso far parte di questo ceto sociale non corrisponde a una condizione di benessere.

Per lo più coloro i quali fanno parte della classe media hanno una sensazione di declassamento socio-economico.

Il valore del ceto medio per l’economia e la società

Dai dati che si sono raccolti grazie al Rapporto Cida-Censis ” Il valore del ceto medio per l’economia e la società” che è stato fatto fare dalla Confederazione Italiana dei Dirigenti e delle Alte Professioni si evince che il periodo attuale è sentito come un periodo ricco di paure!

Ceto medio rischio povertà come mai?

Perché si ha il terrore del blocco della mobilità sociale che non riguarda solo i redditi più bassi ma anche quelli fino a 50.000 euro e oltre.

Sono proprio queste categorie, tra l’altro, a trascinare sia i consumi sia gli investimenti.

Come si sente la classe media italiana?

La classe media italiana ha paura di perdere il suo status quo e di essere declassata e che il benessere degli anni passati non tornerà mai più.

Si sentono inquieti e timorosi verso il futuro

2 persone su 3 sono convinte che le generazioni precedenti vivessero più bene e le prossime vivranno peggio.

Come far passare (per lo meno provarci) a far passare la paura del rischio povertà del ceto medio?

Bisognerebbe, forse, provare a valorizzare le competenze e l’impegno dato che la maggioranza degli italiani non è ricompensata nel migliore dei modi.

Poi, magari, di fronte al mondo attuale che sta cambiando a gran velocità servirebbe un innesto massiccio ma allo stesso tempo capillare di culture e pratiche manageriali che siano in grado, costantemente, di dare la possibilità di aggiornare (e tenere aggiornate) quelle funzionalità che darebbero la possibilità all’Italia di stare al passo con il resto del Mondo.

Per maggiori informazioni clicca qui ilsole24ore.com

Foto copertina di Foto di ICSA: www.pexels.com