Giorgio Gaber, il cui vero nome era Giorgio Gaberscik, è stato un cantautore, commediografo, regista teatrale, attore e musicista italiano di grande rilevanza nel panorama culturale del XX secolo.
Eh già perché anch’io, come tanti che in quell’epoca non ero ancora nata ho imparato a conoscerlo grazie a racconti che di lui mi hanno fatto i miei genitori o i miei zii che, al contrario mio, l’hanno potuto apprezzare direttamente.
L’Artista che ha Segnato un’Epoca
Giorgio Gaber ha segnato davvero un’epoca come pochi altri artisti sono stati in grado di fare. E’ stato cantautore, drammaturgo, attore, cabarettista, chitarrista, regista teatrale ed è stato anche uno dei più importanti rappresentati dello spettacolo in genere e della musica italiana del secondo dopoguerra. È stato in grado di scrutare con un occhio sia critico sia ironico nella contraddizione della nostra società. La sua opera si è sviluppata tra la musica leggera al teatro canzone ed è stato in grado di scavare nell’animo umano di un paese, l’Italia, che era nel pieno del boom economico e, quindi, in rapida trasformazione.
Giorgio Gaber – Le Origini
Nato a Milano il 25 gennaio 1939 e il suo vero nome era Giorgio Gaberscik in quanto il padre, Guido, era di origine istriane. La salute di Giorgio è assai cagionevole tanto è vero che da bambino si ammala due volte di poliomielite. Inizia a suonare la chitarra intorno a 8 / 9 anni quando il padre gliene regala una per fare in modo che tenga in movimento le dite che avevano subito una semi paralisi a causa della poliomielite. E questa cosa gli darà buoni risultati sia dal punto di vista medico sia da quello artistico. Ma l’infanzia e l’adolescenza di Gaber sono, comunque, segnati da un periodo di grandi cambiamenti a livello sia sociale sia economico che andranno ad influenzare la sua visione del mondo e la sua produzione artistica.
Da Gaberscik a Gaber
Giorgio decide di usare come nome d’arte Gaber in quanto lo ritiene più semplice e immediato da ricordare rispetto al suo cognome.
Gli Esordi
Il suo esordio risale al 1954 dopo l’esordio del Festival Jazz e si formò, musicalmente parlando, con Ghigo Agosti. Nel 1956 passò con i Rock Boys che erano un gruppo musicale fondato da Adriano Celentano. Ma il sodalizio con Celentano non durò molto, difatti, nel 1958 fondò un complesso musicale suo vale a dire il Rocky Mountains Ol’ Times Stompers in cui c’erano anche Tenco e Jannacci. Nel 1957 fa la sua prima apparizione televisiva e nel 1958 registrò le sue prime canzoni da solista. All’inizio degli anni Sessanta era ormai diventato famoso a livello nazionale. Ma anche il pubblico televisivo iniziò ad apprezzarlo in rubriche musicali e spettacoli di cui era allo stesso tempo ideatore-cantante-ideatore. Nel 1965 sposa Ombretta Colli anche lei artista e l’anno successivo nasce la figlia Dalia.
La Nuova Canzone di Gaber
Se vogliamo capire la vicenda di Gaber e in cosa consiste la sua originalità dobbiamo collocarlo nella storia della canzone italiana e nei confronti della quale il Signor G vuole fare un vero e proprio gesto di rottura con la canzone melodica che porterà poi al rinnovamento. Nei testi di Gaber si parlerà di disillusione e di disincanto. L’idea del mondo di Gaber era aliena da ogni compromesso. Egli metteva ogni cosa in discussione anzi era nel fare del dubbio e delle domande un metodo di analisi che fu la vera e propria essenza della sua produzione più impegnata.
La Svolta: Il Teatro-Canzone
È alla fine degli anni ’60 che Gaber compie la svolta che definirà il resto della sua carriera. Insieme all’amico e collaboratore Sandro Luporini, sviluppa il concetto di “teatro-canzone”, una forma di spettacolo che fonde musica, monologhi e riflessioni socio-politiche in un unico, potente strumento comunicativo. Nel teatro-canzone c’è Gaber come unico interprete in scena. Ed è in questa formula che è nato anche “il Signor G” che è destinato a rappresentare e impersonare il protagonista con i dubbi, le domande e i problemi della gente comune in quanto il teatro-canzone rappresenta per Gaber il mezzo ideale per esprimere la sua visione del mondo. Libero dai vincoli della televisione e della musica leggera, può affrontare temi complessi e controversi con una libertà e una profondità inedite.
L’Analisi Socio-Politica: Un Occhio Critico sulla Società Italiana
Attraverso il teatro-canzone, Gaber si afferma come uno dei più acuti osservatori della società italiana. I suoi spettacoli diventano un’analisi impietosa e spesso dolorosa delle contraddizioni di un paese in rapida trasformazione. Gaber non risparmia nessuno: critica la politica, la borghesia, la sinistra, il consumismo, le mode culturali. La sua capacità di mettere a nudo le ipocrisie e le incongruenze della società è straordinaria. In canzoni come “La libertà” e “Io non mi sento italiano”, Gaber tocca nervi scoperti dell’identità nazionale, sfidando il pubblico a confrontarsi con verità scomode. La sua critica non è mai fine a sé stessa, ma sempre finalizzata a stimolare una riflessione profonda e, possibilmente, un cambiamento.
Il Periodo della Contestazione: Gaber e il ’68
Gli anni della contestazione studentesca e operaia trovano in Gaber un osservatore attento e partecipe. Pur non aderendo mai completamente a nessun movimento politico, l’artista milanese si fa interprete delle inquietudini e delle speranze di una generazione in rivolta. Come, ad esempio, le sue considerazioni sui non miti del Sessantotto e le domande che si poneva come se solo per il fatto che sono giovani hanno ragione per forza? Era una domanda che Gaber si faceva ne: “Il Signor G. dalla parte di chi (1970)”.
L’Evoluzione Artistica: Dalla Canzone al Teatro
Con il passare degli anni, Gaber si allontana sempre più dal mondo della canzone tradizionale per dedicarsi completamente al teatro. Questo passaggio non è solo una scelta artistica, ma riflette una profonda evoluzione personale e intellettuale. Il teatro diventa per Gaber lo strumento ideale per esplorare temi sempre più complessi e sfaccettati. In questa fase della sua carriera, Gaber si afferma definitivamente come uno degli intellettuali più influenti e rispettati del suo tempo. La sua voce diventa un punto di riferimento per chi cerca una visione alternativa e critica della realtà italiana.
La Critica al Consumismo e alla Società dello Spettacolo
Uno dei temi ricorrenti nell’opera di Gaber è la critica al consumismo e alla società dello spettacolo. In un’Italia che si sta rapidamente trasformando in una società dei consumi, Gaber mette in guardia contro i pericoli dell’omologazione e della perdita di identità.
L’Impegno Civile: Un Artista Fuori dal Coro
L’impegno civile di Gaber non si limita alle sue opere artistiche. Nel corso della sua carriera, l’artista milanese si distingue per le sue prese di posizione coraggiose e spesso controcorrente. Rifiuta di allinearsi a qualsiasi partito o movimento politico, mantenendo sempre una posizione di indipendenza critica. Gaber rimane fedele alla sua visione, convinto che il ruolo dell’artista sia quello di stimolare il pensiero critico e non di fornire facili risposte o slogan.
Gli Ultimi Anni: Un Lascito Indelebile
Negli ultimi anni della sua vita, Gaber continua a produrre opere di grande valore artistico e intellettuale. Gaber, da tempo malato di cancro, muore il 1° gennaio 2003 nella sua casa a Montemagno in provincia di Lucca. Le sue spoglie mortali si trovano nel Cimitero Monumentale di Milano.
L’Eredità di Gaber: Un Faro nella Cultura Italiana
A distanza di anni dalla sua scomparsa, l’opera di Giorgio Gaber continua a essere studiata, discussa e reinterpretata. La sua capacità di analizzare in chiave socio-politica la realtà italiana, unita a un talento artistico straordinario, lo rende una figura unica nel panorama culturale del XX secolo. L’attualità del pensiero di Gaber è sorprendente. Molte delle tematiche da lui affrontate – dalla crisi della politica al dominio dei media, dall’individualismo esasperato alla perdita di valori collettivi – sono più che mai rilevanti nell’Italia di oggi.
Il “Metodo Gaber”: Ironia e Profondità
Ciò che rende Gaber un artista così straordinario è la sua capacità di unire profondità di pensiero e leggerezza espressiva. La sua ironia tagliente, il suo umorismo surreale, la sua abilità nel giocare con le parole sono gli strumenti con cui riesce a rendere accessibili e coinvolgenti anche i temi più complessi e drammatici. Ecco questo è quello che si potrebbe definire “il metodo Gaber”. Vale a dire la sua capacità di mostrare gli aspetti contraddittori della società, unita a un talento artistico poliedrico e a un impegno civile costante, lo rende un punto di riferimento imprescindibile per comprendere l’evoluzione dell’Italia dal dopoguerra ad oggi.
L’attualità di Gaber oggi
La voce di Gaber risuona ancora potente, invitandoci a guardare con occhio critico e disincantato la realtà che ci circonda. Il suo lascito non è solo artistico, ma anche etico e intellettuale. Gaber ci ha insegnato l’importanza di pensare con la propria testa, di non accontentarsi delle verità preconfezionate, di cercare sempre la complessità dietro le apparenze. Giorgio Gaber, il Signor G, rimane una figura senza tempo, un faro per chiunque voglia comprendere e interpretare la complessa realtà del nostro paese.
Filmato dalla Fondazione Gaber – Il Conformista
Fonti, Immagini e Filmati Fondazione Gaber
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