È sempre stato insito nell’uomo il desiderio di essere ricordato a lungo anche dopo la propria morte. Lo testimoniano le numerose opere e monumenti che dagli antichi sono arrivate fino a noi per ricordarci le gesta dei grandi.
Dopo millenni le piramidi sono ancora a testimoniare la grandezza dei suoi faraoni, opere Romane e statue greche per i vincitori e similmente la costruzione di mausolei, tentano di mantenere in vita e glorificare il ricordo delle persone scomparse.
Grief-Bot. Un nuovo modo di ricordare i propri cari
Ultimamente si sta scoprendo una nuova via per mantenere vivo il ricordo dei defunti attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie.
Sono infatti nate alcune società che promettono, e in parte mantengono, di fornire delle copie elettroniche di persone scomparse.
Attraverso strumenti di generazione automatica, queste aziende sono in grado di istruire sistemi generativi di intelligenza artificiale dandogli in pasto foto, dialoghi filmati e conversazioni di messaggistica fornite dai parenti che desiderano creare questa sorta di simulacro digitale del defunto.
In altri casi, abbastanza recenti, sono proprio le persone che nel loro fine vita, decidono di creare una propria copia digitale che, interagendo con parenti e conoscenti, andrà a costruire la propria personalità digitale.
Il risultato di questo processo creerà una entità digitale in grado di interagire con i propri cari utilizzando chat, video chat e filmati che riproducono fedelmente la persona.
GriefBot o DeathBot
La parola stessa è una associazione di “Grief” – Lutto e “Bot” – Robot e sono in grado di replicare voce, risate, battute e altre caratteristiche personali.
Queste intelligenze generative saranno in grado di intavolare conversazioni anche complesse con le persone richiedenti.
Al riguardo i pareri sono molto contrastanti, alcuni psicologi pensano che questi GriefBot possano in qualche modo alleviare le sofferenze del lutto, permettendo un’interazione, anche se falsa, con la persona scomparsa.
Lo psicologo Bruce Duncan considera l’utilizzo di Grief-Bot come un’estensione tecnologica dell’elaborazione del lutto e lo paragona a comportamenti che normalmente le persone colpite da lutto fanno, come ad esempio conservare fotografie, oggetti appartenuti al defunto o qualche cosa che con lui è stato condiviso che possa aiutare ad un ricordo più presente ed in grado di perpetuarlo.
Per altri studiosi invece questo tipo di pratiche porterebbe ad una mancanza di risoluzione nella elaborazione della perdita, dando continuamente una falsa rappresentazione del distacco allungando il tempo di sofferenza per la perdita.
Le implicazioni etiche dell’utilizzo dei GriefBot
Esistono anche implicazioni etiche riguardo all’utilizzo di questi strumenti e riguardano la dignità dei defunti.
Per quanto controllabile si parla sempre di una intelligenza generativa a contatto con il pubblico le cui richieste potrebbero essere anche maligne, il rischio di lesione dell’immagine del defunto per quanto è sempre presente.
Inoltre un conto è la creazione del simulacro digitale da parte del soggetto in fin di vita, un’altra è la scelta dei parenti o conoscenti di istituirne uno senza il consenso della persona venuta a mancare potenzialmente andando a ledere la sua dignità che non ha più modo di proteggere.
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